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venerdì 30 dicembre 2016

Difficoltà o distrurbo di apprendimento?


 
Come facciamo a distinguere una difficoltà di apprendimento del calcolo da un disturbo del calcolo? 



Apprendere è in correlazione con il processo di assimilazione dove assimilare è “rendere simile a se stessi”. Ogni alunno perciò dovrebbe rendere simile a sé (farli parte di sè- sono suoi...) gli apprendimenti attraverso quel processo di assimilazione di abilità intrapreso grazie all'azione didattica dell'insegnante, che verificherà e valuterà lo stato finale del processo di apprendimento,

L'osservazione sistematica dei processi ma anche dei comportamenti dei miei alunni, spesso mi ha fatto evitare l'etichettatura dell'alunno con problemi di apprendimento della matematica come discalculico o con disturbi cognitivi.
Se un alunno nelle situazioni di gioco con i compagni o nella normale quotidianità in classe è in grado di problematizzare la realtà eseguendo prontamente calcoli mentali, mostrando produzione, comprensione, procedura nel calcolo, se giocando sa contare avanti e indietro, mostra conoscenza del concetto di numerosità... perchè nelle prestazioni che implicano abilità di calcolo orale o scritto proposte dall'insegnante non ha risultati efficaci?
L'esperienza mi ha fatto comprendere che il “rendere simile a sè” passa per il vivere gli apprendimenti facendo esperienza su di sé con la manipolazione concreta dei fatti numerici, con la formalizzazione dei percorsi, con l'uso di materiali semplici della quotidianità...Tali esperienze, si sono dimostrate all'atto pratico memorizzate nel magazzino della memoria procedurale e quindi velocemente recuperabili anche in situazioni diverse.
E' in queste situazioni esperenziali che un alunno in difficoltà può modificare la sua situazione per il raggiungere al meglio la normalizzazione poiché il calcolo è in sé un’operazione strategica che si può apprendere tramite strategie pertinenti, ma non attraverso procedure meccaniche
A tal punto è importante per noi insegnanti perseguire nuove strategie e metodi di apprendimento, consoni alla realtà classe, che esulano dalla matematica tradizionale volta al tentativo di sviluppare competenze che affaticano e caricano il sistema cognitivo.
L'osservazione sistematica degli alunni a sua volta è importante per definire difficoltà di apprendimento che diagnosticate sono dovute a veri e propri disturbi di una disfunzione cerebrale .
Se nella quotidianità l'alunno ha difficoltà di orientamento sullo spazio foglio e negli spazi scolastici, non è in grado di copiare un disegno alla lavagna, denota difficoltà nella motrocità fine, nel versare l'acqua nel bicchiere, tende a indossare il cappotto a rovescio, (difficoltà a livello delle abilità visuospaziali) se 12 lo legge 21, se non sa incolonnare i numeri, non memorizza i fatti numerici, osservo difficoltà a livello delle abilità numeriche sulle notazioni numeriche verbali, sulle notazioni in cifre e sulle grandezze analogiche. Tali osservazioni mi fanno comprendere che solo la la somministrazione di prove standardizzate con adeguate proprietà psicometriche che esaminano la cognizione numerica, e il calcolo mentale e scritto con indici di accuratezza e rapidità potranno darmi indicazioni oggettive e operative. Un'adeguata stimolazione delle componenti compromesse cvoncorrono ad evitare di trovarsi in presenza di un falso positivo che con interventi mirati può raggiungere la normalizzazione. La diagnosi di disturbo del calcolo, giungerà solo se il tale disturbo mostra avere persistenza e resistenza ai trattamenti di recupero e/o potenziamento.
Dopo queste considerazioni posso definire:
difficoltà di apprendimento del calcolo: anche se spesso viene sovrapposta a profili tipici della discalculia (falsi positivi), risulta caratterizzata da una buona modificabilità che può raggiungere anche la completa normalizzazione attraverso particolari percorsi d'apprendimento/insegnamento che non prevedano esclusivamente procedure meccaniche.
disturbo del calcolo: è un disturbo evolutivo legato a disfunzioni del sistema nervoso centrale. Esso compromette il dominio specifico del numero e del calcolo nei diversi sistemi che lo compone. Essendo una condizione clinica patologica geneticamente determinata, è resistente all’intervento e all’automatizzazione. Con adeguate modalità di intervento e buone risorse cognitive compensatorie, può attenuarsi nel tempo, ma non risolversi.
 

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